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Astronomia
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Astronomia Greca

Nel 600 a.C. Talete di ritorno dall'Egitto e dalla Babilonia , divenne famoso per aver predetto un'eclisse. È probabile però che non sapesse molto di astronomia.
All'epoca, l'astronomia aveva a che fare con la misura del tempo. Il giorno solare, il mese lunare, l'anno siderale sono altrettante unità importanti per le attività pratiche, ma sono scorrelate tra loro in quanto legate a fenomeni astronomici indipendenti.
Le stagioni per la semina e il raccolto erano determinate dal "sorgere o tramontare" di certe costellazioni a una data latitudine (Esiodo: Le opere e i giorni).

Al tempo di Talete, Solone d'Atene, uno dei sette saggi, introdusse un calendario basato su un ciclo di due anni: uno con 13 mesi di 30 giorni, e uno con 12 mesi di 29 giorni; in media un anno di 309 giorni e un mese medio di 29 1/2 giorni.

Verso il 500 a.C. Pitagora riconobbe che la terra era sferica, che l'orbita della luna era inclinata rispetto all'equatore terrestre, che Venere di sera era lo stesso astro che la Venere visibile di mattina.
Pitagora introdusse l'idea fondamentale che fenomeni complessi possono avere spiegazioni semplici.

Verso il 450 a.C. Enopide scoprì che il piano dell'eclittica forma un angolo di 24o con l'equatore, valore accettato in Grecia finche non fu rimisurato da Eratostene.
Enopide suggerì anche un calendario basato su un ciclo di 59 anni con 730 mesi. Ma fu invece adottato uno schema più semplice, con un ciclo di 8 anni e mesi aggiuntivi in tre degli otto anni.

Alla stessa epoca il pitagorico Filolao propose un calendario con un ciclo di 59 anni.
Metone nel 432 a.C. propone un ciclo di 19 anni, già usato in Mesopotamia. Introdusse anche il parapegma, calendario regolabile da tavolo a pietre mobili, che indicava il sorgere di determinate stelle.
Alla stessa epoca, secondo Vitruvio, Democrito avrebbe compilato un catalogo di stelle.

L'inizio del IV sec. vede l'influenza di Platone, negativa per l'astronomia, poiché egli la nomina spesso ma non ne discute mai, anzi sembra ritenerla "argomento non degno".
Dice Neugebauer: il vero miracolo è che una metodologia scientifica si sviluppò e sopravvisse, a dispetto di una molto ammirata filosofia dogmatica.
Ma forse gli scienziati furono spinti a studiare i fenomeni naturali proprio per contestare le affermazioni fantasiose dei filosofi.
Teone di Smirne, nel I sec. d.C., scrive: " è naturale e necessario che tutti i corpi celesti abbiano un moto regolare e uniforme".


Eudosso di Cnido propose per primo un "modello" matematico grazie al quale i complicati moti apparenti degli astri risultano dalla composizione di pochi moti circolari uniformi. Il modello non era nemmeno perfetto, ma purtroppo Aristotele non solo accettò la teoria, ma immaginò che le sfere celesti del modello avessero un'esistenza reale.
L'accezione di Aristotele avrebbe recato danni per quasi 2000 anni.

Callippo, discepolo di Polemarco, discepolo di Eudosso, rifinì la teoria di Eudosso.
Nel 330 a.C. Autolico scrisse ad Atene un trattato di geometri a sferica. Dopo Autolico, ricerche e scoperte si spostarono ad Alessandria..

Euclide, Timocare e il suo allievo Aristillo (290 e 260 a.C.) registrarono lunghe osservazioni del cielo, con una precisione sorprendente (5' per Aristillo).
Si può immaginare che proprio queste osservazioni indussero Aristarco a formulare la sua teoria eliocentrica - egli aveva misurato, con qualche errore, la distanza del sole e della luna dalla terra, e avendo trovato che il sole era lontanissimo, ne aveva dedotto che esso doveva essere immensamente più grande e pesante della terra.
Resta la domanda di cosa spinse Timocare e Aristillo a eseguire misure tanto precise, per le quali essi dovettero usare qualche strumento simile alla diottra, introdotta da Ipparco 100 anni più tardi.

Ipparco, il più grande astronomo dell'antichità (II sec. a.C.), adottò un metodo perfettamente moderno: esegui` osservazioni molto accurate (con la precisione di circa 3'), per poi analizzare il moto degli astri.
Formulò così una teoria del movimento del sole e della luna; compilò un elenco di coordinate stellari e misurò il periodo della precessione degli equinozi, ma giudicò che i suoi dati non erano abbastanza completi per formulare una teoria adeguata del moto dei pianeti.
Contemporaneamente gli studi astronomici, o almeno lunghe registrazioni di osservazioni periodiche, furono continuati dai persiani.

Archimede misurò l'angolo apparente del sole, ed Eratostene misurò con precisione il diametro della terra, l'angolo dell'eclittica e riformulò il calendario.

Molto più tardi Tolomeo (II sec. d.C.) pubblicò le sue opere famosissime: l'Almagesto, le tavole di dati, la Geografia, il Tetrabilos, l'Ottica, le Armoniche, trattati sulla logica, sugli orologi solari, sulle proiezioni stereografiche.
Purtroppo questo scienziato geniale lavorò in un'epoca in cui gli studi di astronomia si erano arrestati da più di 200 anni, ignorando molti procedimenti e conoscenze acquisiti in precedenza (la diottra, le coniche, la teoria eliocentrica, i procedimenti rigorosi di Ipparco). Per questo egli cita alcune coordinate stellari di Ipparco, senza considerare che il tempo le aveva rese inesatte.
Tolomeo non ebbe successori: quello che resta dl periodo romano è assai triste…
Ancora più sfortunatamente, i posteri, cioè gli arabi e l'Europa del tardo medioevo, fino al 1700, conservarono le opere di Tolomeo, giudicate le migliori dell'antichità, ma non le opere dei suoi predecessori.


Infine, due simpatici articoli in inglese sull'argomento:

http://www.nalanda.nitc.ac.in/resources/english/etext-project/history/science
(vedere la parte su Aristarco di Samo, Eratostene e Ipparco)

http://www-history.mcs.st-and.ac.uk/history/HistTopics/Greek_astronomy.html


[F. Soso]   [Top] [Mai 2003]