De Dòminis (Marcantonio), riformatore dalmata (Arbe 1566 - Roma 1624). Fu vescovo di Segna e arcivescovo di Spalato (1602). Urtatosi con la curia romana, per le sue dottrine giudicate eterodosse, fuggì in Svizzera, poi in Inghilterra, dove abiurò la fede cattolica. Urbano VIII fece imprigionare il De Dominis in Castel Sant'Angelo, dove morì. Il suo cadavere fu dissotterrato e bruciato quando si ebbe la prova ch'egli aveva professato dottrine eretiche sulla Trinità.

Della Porta G.B. (1535-1615) Fisico e letterato italiano

Democède di Crotone, medico greco del VIsec. a.C. Nato a Crotone, si recò ad Atene e successivamente a Samo, alla corte di Policrate. Seguì poi Dario, re dei Persiani, alla cui corte ebbe fama di buon guaritore, come ricorda Erodoto. Tornò infine a Crotone, dove sposò una delle figlie del celebre atleta Milone.

Demòcrito, filosofo greco (Abdera, Tracia, 460 - 370 a.C.). Discepolo di Leucippo, del quale sviluppò la dottrina, compì lunghi viaggi in Asia e in Egitto (geometria). Fu forse amico di Ippocrate di Coo. L'idea di una concezione atomistica della natura risale al filosofo Anassagora, che aveva concepito la realtà materiale come divisibile all'infinito in particelle diverse tra loro per qualità, chiamate poi da Aristotele omeomerie. Sarebbe anche vissuto ad Atene. In patria, fondò la scuola di Abdera verso il 420 a.C.
Dei numerosi scritti di Democrito ci sono rimasti solo frammenti che trattano del problema morale, ma conosciamo il suo pensiero, almeno nelle linee generali, attraverso l'esposizione di Aristotele e altri scrittori.
Democrito, d'accordo con il pitagorismo, concepisce la realtà come un discontinuo; in sede puramente logico-matematica si possa pensare la realtà come divisibile all'infinito, ma in sede fisica la realtà e` costituita da atomi indivisibili dotati di moto spontaneo nel vuoto. Gli atomi, qualitativamente uguali tra loro, differiscono solo per la forma e per le dimensioni; le differenze che noi cogliamo (colori, i sapori,suoni ) derivano esclusivamente dal modo in cui gli atomi si raggruppano tra loro e dalla loro differente forma. Gli atomi non sono stati creati da nessun artefice, ma sono eterni come è eterno il movimento che li agita. Le qualità primarie degli atomi sono realmente la forma e la durezza.
Democrito in tal modo ha concepito per primo, e per via puramente logica, la struttura atomistica della realtà, e costruito un sistema materialistico-meccanicistico capace di giustificare la realtà senza far ricorso a forze extranaturali.

Demostene Filatete, medico del I sec d.C., della scuola di Erofilo;opero` cataratte degli occhi, seguendo il metodo di Erofilo.

Descartes R. (1596 - 1650) Filosofo e matematico francese.

Dicearco, poligrafo greco (Messene 347 - 285 a.C.). Discepolo di Aristotele e in rapporti di studio con Teofrasto, passò parte della sua vita nel Peloponneso. Ammirato concordemente dagli antichi, chiamato da Cicerone "nostra delizia" (nostrae deliciae), delle sue numerose opere (Vita della Grecia [Bíos Helládos], Costituzioni [Politeîai], Descrizione della terra[Gês períodos] ecc.), restano solo frammenti. Materialista e sostenitore della filosofia pratica di fronte alla scienza pura, considerò l'anima come risultato dell'armonia delle varie parti del corpo .

Dinòcrate, architetto dell'età di Alessandro Magno, a cui è dovuto il progetto di Alessandria. Le tradizioni letterarie sono molto confuse: sia il suo nome sia la sua origine variano da un autore all'altro. Secondo Vitruvio, aveva progettato di trasformare il monte Athos in una gigantesca statua di Alessandro che avrebbe dovuto reggere su una mano una città.

Dinostrato, matematico greco vissuto all'inizio del IV sec. a.C. Secondo Pappo, si sarebbe occupato del problema della quadratura del cerchio, sfruttando a tale scopo una particolare curva, nota oggi come quadratrice di Dinostrato.

Diocle, matematico greco (II-I sec. a.C.). La più famosa delle sue scoperte è la soluzione del problema della duplicazione del cubo, che egli risolse ricorrendo a una curva nota col nome di cissoide.

Diocle di Caristo, medico greco, contemporaneo di Aristotele (IV sec. a.C.). Considerato da Plinio uno dei più grandi medici dell'antichità, scrisse per primo, in dialetto attico, opere di anatomia, di fisiologia, di eziologia, di sintomatologia, di dietetica, i cui frammenti rimasti rivelano originalità nelle ricerche scientifiche particolari e tendenza, in generale, ad accordare le tre differenti teorie mediche del pneuma della scuola siciliana, di Empedocle e di Ippocrate.

Diodoro Crono, filosofo greco, uno dei maggiori dialettici della scuola di Megara (Iaso, Caria - † 296 a.C.). Contemporaneo di Aristotele, il quale polemizzò più volte con l'atteggiamento filosofico della scuola megarica, Diodoro mirò costantemente a dimostrare con le sue argomentazioni la sostanziale inintelligibilità della conoscenza empirica, e pertanto a lui furono erroneamente attribuiti alcuni sofismi che in realtà erano stati congegnati dal suo predecessore Eubulide. Diodoro sosteneva che il moto è impossibile come tale, che il divenire consiste solo in stati attuali e infine che anche il possibile non esiste e che quindi l'unica realtà è ciò che già è attuato o che deve necessariamente esserlo.
La concezione di Diodoro è quindi basata su un assoluto determinismo il quale non tollera possibilità molteplici: ogni situazione si sviluppa secondo una necessità rettilinea che si concreta realmente.

Diodoro Siculo, storico greco, vissuto nell'età di Cesare e di Augusto (Agira, Sicilia, 90 - fine I sec. a.C.). Sulla scorta di notizie raccolte nei viaggi in Asia, in Europa e a Roma, compose, con il titolo di Biblioteca storica (Bibliotheke istorike), una storia universale in quaranta libri, in cui erano narrati gli avvenimenti dalle origini fino all'inizio della guerra di Cesare nelle Gallie (58 a.C.). L'opera, di cui restano la prima pentade e la seconda decade e altri frammenti, non brilla per critica, sintesi o scelta delle fonti; fornisce però un utile compendio cronologico della storia antica e informazioni altrimenti sconosciute.

Diodoro Crono, filosofo greco, uno dei maggiori dialettici della scuola di Megara (Iaso, Caria - † 296 a.C.). Contemporaneo di Aristotele, il quale polemizzò più volte con la scuola megarica, Diodoro mirò costantemente a dimostrare con le sue argomentazioni la sostanziale inintelligibilità della conoscenza empirica, e gli furono attribuiti alcuni sofismi congegnati dal suo predecessore Eubulide. Diodoro sosteneva che il moto è impossibile come tale, che il divenire consiste solo in stati attuali e infine che anche il possibile non esiste e che quindi l'unica realtà è ciò che già è attuato.
La concezione di Diodoro è quindi basata su un assoluto determinismo che esclude possibilità di sviluppo molteplici.

Diofanto, matematico greco della scuola di Alessandria (circa 250 d.C.). Di lui restano una raccolta di problemi numerici, Aritmetica, comprendente in origine tredici libri, dei quali ci sono pervenuti i primi sei, e un opuscolo, I numeri poligonali, che non tratta alcun tema originale. Se i metodi di Diofanto risentono dell'influenza delle opere di Ipparco, completamente nuova è invece la teoria che egli sviluppò per le equazioni algebriche di primo grado e per la risoluzione di quelle di secondo grado. Le sue opere vennero studiate sia dai Greci contemporanei sia dagli Arabi e, più tardi, dai geometri del Rinascimento. I suoi problemi numerici ebbero notevole importanza nello sviluppo della teoria dei numeri operata da Fermat, Eulero, Lagrange e Gauss. Ancor oggi si indicano come equazioni diofantee quelle equazioni algebriche a coefficienti interi di cui si cercano soluzioni intere.

Diogene (Antonio) I sec. d.C. Diogene (Antonio) o anche Antonio Diogene, romanziere greco, probabilmente del I sec. d.C., autore di un fantastico racconto di avventure e d'amore in paesi al di là dei confini della Terra e perfino nella Luna: Avventure incredibili di là da Tule (Tà hypèr Thúlen ápista). Ne resta un riassunto nella Bibliotheca di Fozio.

Diogene di Sinope, detto il Cinico, 413-327 a.C. Discepolo di Antistene, il fondatore della scuola cinica, per il suo modo di vita antisociale e clamorosamente ostile all'opinione comune, in conformità con l'estremo radicalismo delle sue posizioni filosofiche, divenne una figura leggendaria già presso gli antichi.
Alla base della sua filosofia infatti era un'opposizione assoluta a ogni forma di convenzione e di cultura, in nome di un ritorno integrale dell'uomo alla natura. Riteneva la virtù il sommo bene, davanti alla quale gli onori, le ricchezze e la stessa scienza sono solo da disprezzare come falsi beni. Il saggio deve aspirare a liberarsi da qualsiasi desiderio, e ridurre al minimo le proprie necessità di uomo. Per questo egli camminava a piedi nudi in qualsiasi stagione, dormiva sotto i portici dei templi avvolto nel suo unico mantello e alloggiava abitualmente in una botte. Avendo visto una volta un fanciullo che beveva a una fonte dal cavo delle mani, si accorse di possedere ancora qualcosa di superfluo e spezzò la sua ciotola. Un giorno, mentre assisteva a una lezione di Zenone di Elea, che negava il movimento, per tutta risposta si alzò e si mise a camminare. Tale era il suo disprezzo per l'umanità che fu visto un giorno per le vie di Atene, in pieno mezzogiorno, camminare con una lanterna in mano dicendo: "Cerco un uomo". Per questo gli Ateniesi, che lo chiamavano "Socrate impazzito", si prendevano gioco di lui, ma insieme ne avevano stima e rispetto così che egli rimase nella tradizione come modello di saggezza e tale parve anche al sapiente Epitteto.

Diogene Laerzio, scrittore greco (di Laerte, in Cilicia) della prima metà del III sec. d.C., autore di un'opera biografico-dossografica in dieci libri su "le vite, le dottrine e le opinioni di filosofi illustri". L'opera contiene la vita di ottantaquattro filosofi, compresi fra i Sette sapienti ed Epicuro. Confusa e priva di senso critico, essa ha il merito di essere basata su buone fonti oggi perdute, come il testamento e le lettere di Epicuro. Cosicché Diogene Laerzio, espositore superficiale, offre tuttora agli studiosi un prezioso strumento per la conoscenza del pensiero greco.

Dione Cassio (Cocceiano), storico greco (Nicea di Bitinia 155-235 ). Nel 180 si recò a Roma, ove ottenne l'amicizia di Commodo, di Settimio Severo. Fu console, reggitore (curator) di Smirne e di Pergamo, proconsole d'Africa, legato di Dalmazia e poi della Pannonia superiore. nel 229 si ritirò nella città natale, ove morì nel 235. Scrisse la Storia Romana, in ottanta libri, da Enea fino al 229, alla quale consacrò trent'anni di attività. Di esso restano venticinque libri, corrispondenti al periodo 68 a.C. - 47 d.C. La parte perduta ci è nota attraverso le epitomi di Giovanni Xifilino e Giovanni Zonara. Storico coscienzioso, Dione Cassio si vale di buone fonti; esatto nei dati cronologici e geografici, anche se superficiale, può considerarsi il migliore storico antico dell'Impero romano.

Dionigi il Periegète ("che fa da guida"), poeta greco, nativo di Alessandria e vissuto forse nel II sec. d.C., autore di una Descrizione della terra abitata (Periegesis tês oikuménes) in esametri. Il poemetto, assai limitato nelle conoscenze geografiche, ebbe molta fortuna nella scuola del mondo antico anche attraverso le traduzioni latine di Avieno e di Prisciano.

Dionisio Trace, scrittore del III-II sec a.C., discepolo di Aristofane di Bisanzio; autore dell'Ars grammatica, che divenne grammatica latina nella traduzione di Rennio Palemone.

Dionisodoro,  matematico greco d'Amiso (fine I sec a.C.), citato da Strabone. A lui si attribuisce un'opera, perduta, sul toro (superficie di rotazione), e la soluzione del problema di Archimede relativo alla sezione di una sfera con un piano, in due parti i cui volumi stiano fra loro in un assegnato rapporto. Questa soluzione sarebbe stata ottenuta per mezzo dell'intersezione di un'iperbole e di una parabola.

Dioscoride, medico greco della Cilicia (I sec d.C.), della gens Pedania. Viaggiò molto, interessato di botanica officinale. Scrisse, al tempo di Nerone, un trattato in cinque libri, che ebbe fortuna fino ai tempi moderni. Dante lo pone fra i sapienti antichi.

Dositeo,? grammatico del IV sec. d.C., che tradusse in greco la grammatica latina di Cominiano.



F. Soso, Dec 2000