Ibn Al Haytham (Alhazen) 965-1039 mat vedi Alhazen
Ibn Sahl matematico arabo (~ 1000)
Ibn Sina (Avicenna) (980-1037) Filosofo e medico persiano.
Icèta di Siracusa, filosofo pitagorico del IV sec. a.C. Fu il primo a sostenere ufficialmente l'immobilità reale del sistema celeste e la rotazione della Terra intorno al proprio asse. Sembra tuttavia che ammettesse, d'accordo con Filolao, l'esistenza dell'Antiterra per spiegare le eclissi.
Igino, (Caio Giulio), scrittore latino (I sec a.C.-I sec d.C.).
Ipatia o Ipazia, filosofa e matematica greca (Alessandria 370 - 415 dC). Figlia di Teone di Alessandria, fu celebre sia per il sapere e l'eloquenza, sia per la bellezza. Dopo aver completato i suoi studi in Atene tornò definitivamente ad Alessandria, dove aprì una scuola. Le sue lezioni, assai frequentate, erano dedicate soprattutto al commento delle opere di Platone e di Aristotele. Nel 415 fu aggredita dalla folla, eccitata da alcuni monaci, che, dopo averla tratta a forza dal carro su cui era trasportata, la inseguì fino in casa e la massacrò. Si ritiene che il patriarca san Cirillo non fosse del tutto estraneo al delitto. Ipatia aveva commentato le opere di Diofanto, le Sezioni coniche di Apollonio di Perge e le Tavole di Tolomeo (una parte di quest'ultima opera ci è certamente pervenuta sotto il nome di suo padre Teone). Ebbe fra i suoi scolari il vescovo Sinesio di Cirene.
Ipparco, astronomo
greco (II sec. a.C.). Sebbene nato a Nicea, in Bitinia, egli fece
la maggior parte delle sue osservazioni astronomiche a Rodi tra il 161
e il 127 a.C. Ipparco deve essere considerato come uno degli scienziati
più rappresentativi dell'epoca alessandrina per aver stabilito dei
dati precisi e aver raggiunto risultati sicuri che condussero ad alcune
scoperte essenziali.
Per misurare le variazioni
del diametro apparente del Sole e della Luna inventò uno speciale
diottro che fu ancora utilizzato da Tolomeo. Introdusse in Grecia la divisione
del cerchio in gradi (360), minuti e secondi, sistema che fino allora era
usato solo dai Babilonesi. Dividendo il diametro del cerchio in 120 parti
determinò, col calcolo, il valore delle corde rispetto a queste
parti del diametro; i valori ottenuti resero più comodi i calcoli
astronomici nei quali questi comparivano; allo scopo compilò una
vera "tavola" di questi valori procedendo ogni mezzo grado. Osservando
il moto della Luna e del Sole propose per questo due teorie fondate una
sul procedimento dell'eccentrico fisso e l'altra su quello dell'epiciclo
e ne dimostrò l'equivalenza, l'una e l'altra essendo sufficienti
per spiegare la disuguaglianza delle stagioni. A lui si devono le tavole
che riportavano la posizione del Sole in tutti i giorni e per diversi anni.
Probabilmente, proprio lavorando alla teoria del Sole, Ipparco fece la
più importante scoperta: si accorse che il Sole, nel suo moto annuale,
impiega un po' più di tempo a ritornare al medesimo punto dello
zodiaco che a raggiungere l'equatore da una primavera alla successiva e
spiegò correttamente il fenomeno con uno spostamento annuale dei
punti equinoziali, intersezioni dell'eclittica con l'equatore, spostamento
che ha ricevuto il nome di precessione degli equinozi. L'equinozio
di primavera che si trovava nella costellazione del Toro ai tempi dell'antico
Impero babilonese, era in quella dell'Ariete ai tempi di Ipparco e da allora
è retrocesso in quella dei Pesci. Infine riprendendo con un rigoroso
metodo scientifico le osservazioni e le determinazioni della posizione
di stelle fatte dall'inizio del III sec. a.C. precisò la posizione
di 800 stelle circa e attribuì a ciascuna di esse una grandezza
determinata secondo lo splendore apparente: questo può essere considerato
il primo catalogo stellare. Rideterminò, infine, seguendo il metodo
di Aristarco, la distanza del Sole.
In astrologia fu il primo
a precisare l'ordine delle corrispondenze tra i segni zodiacali e le singole
parti del corpo umano; le sue scoperte astronomiche furono utilizzate dai
contemporanei per allargare le basi teoriche e le possibilità pratiche
dell'astrologia; nella sua epoca vennero compilati i primi temi di natività
allo scopo di svelare l'avvenire dei singoli individui.
Ippia di Elide, matematico e filosofo greco della seconda metà del V sec. a.C. Secondo Platone avrebbe insegnato aritmetica, geometria, astronomia e musica. Cercando di risolvere il problema della trisezione dell'angolo, scoprì e utilizzò a questo scopo una curva la quale, usata più tardi (335 a.C. circa) da Dinostrato nei suoi tentativi di quadratura del cerchio, prese per questo il nome di “quadratrice”. Fu autore di numerose opere fra cui studi su Omero, un trattato di archeologia, un catalogo dei vincitori dei giochi di Olimpia, ecc. Platone ne ha lasciato un ritratto satirico nel Protagora e nei due dialoghi intitolati col suo nome: l'Ippia maggiore e l'Ippia minore.
Ippocrate di Chio, matematico greco (V sec. a.C.). Per i suoi tentativi di esposizione sistematica della geometria (pare avesse scritto un libro di Elementi, perduto) può considerarsi il precursore di Euclide. Nel tentativo di risolvere il problema della quadratura del cerchio riuscì a quadrare una classe particolare di lunule (figure limitate da due archi di cerchio di raggio differente aventi la concavità dalla stessa parte). Pare anche fosse stato il primo geometra greco che per dimostrare un teorema o risolvere un problema, adottasse il metodo di ricondursi a un altro teorema o problema noto; trattò il problema della duplicazione del cubo ottenendo, se non la soluzione, il risultato notevole di ricondurre questo problema a quello di trovare due medi proporzionali tra due numeri dati.
Ippocrate di Cos, uno
dei maggiori medici dell'antichità (Coo 460 a.C. - Larissa 377 a.C.).
Di famiglia di medici, fondò a Coo una scuola che tramandò
i suoi insegnamenti in una collezione di oltre 60 libri. Fu l'iniziatore
dell'osservazione clinica obiettiva, che distaccò la medicina dalla
filosofia ponendola su basi razionali. Le nozioni anatomiche di Ippocrate
e della sua scuola, derivando dalla dissezione di animali, erano decisamente
rudimentali, il che si riflette sulla fisiologia: il principio della vita
è dato dal calore prodotto dal pneuma che, attraverso la
trachea e le arterie, raggiunge il cuore sinistro dove arriva il sangue
proveniente dal fegato. La teoria medica di Ippocrate è basata sulla
concezione dei "quattro umori"
sangue,
flemma,
bile
(chole), e atrabile (melanchole). L'alterazione delle
loro proporzioni genera le malattie.
Ippocrate osservò
e descrisse numerosi sintomi (per es. la facies ippocratica), studiò
le lussazioni e le fratture, le ferite del capo, approntò nuovi
strumenti chirurgici e studiò gli elementi epidemiologici nell'aria
e nell'acqua. Dettò inoltre alcuni criteri generali per la pratica
medica e affermò i severi princìpi della deontologia
medica. Nel giuramento di Ippocrate il medico si impegnava in primo
luogo a tramandare la sua arte ai figli e ai discepoli, quindi a prodigarsi
nei limiti delle sue possibilità per il bene dei malati, a non rivelare
i segreti professionali, a non diffondere notizie sull'uso dei veleni,
ecc. La collezione delle opere ippocratiche fu tradotta nel Rinascimento
come Hippocratis opera omnia e fece poi testo lungamente nelle scuole
di medicina.
Ippòdamo di Mileto, architetto greco, attivo nel V sec. a.C. Fu il costruttore del Pireo e collaborò alla fondazione di Turi (445-444 a.C.) e alla ricostruzione di Mileto; sembra da respingere invece l'ipotesi che gli attribuiva la pianta della città di Rodi. È indicato da Aristotele, che ne costituisce la fonte principale, come l'inventore del tracciato urbano su assi ortogonali, impianto che però era già noto in età micenea e nel mondo orientale. Si è voluto perciò considerare Ippodamo soltanto come un felice teorizzatore della sistemazione urbanistica che da lui prende nome; a questa seppe tuttavia aggiungere valore nuovo con la ricerca di effetti scenografici, ottenuti con il variare delle architetture e la diversa ampiezza delle carreggiate.
Isidoro di Mileto il Vecchio, architetto e matematico greco (VI sec.). "Maestro di far macchine". Insieme con Antemio di Tralle ricostruì in cinque anni, dal 532 al 537, Santa Sofia a Costantinopoli, essendo andata distrutta durante la rivolta di Nika nel 532 la precedente chiesa teodosiana che a sua volta aveva sostituito la prima basilica costantiniana. È probabile che il progetto dell'immenso edificio, una delle più celebri architetture del mondo, sia stato fissato nelle sue linee essenziali da Antemio, personalità preminente, mentre non è assolutamente possibile distinguere quali parti dello straordinario monumento appartengano all'uno o all'altro dei due. Si sa che Isidoro restaurò le fortificazioni di Dara in Mesopotamia (Siria Settentrionale) e fu un grande matematico, maestro di Eutocio di Ascalona.
Isidoro di Mileto il Giovane, architetto greco, nipote di Isidoro di Mileto il Vecchio (VI sec.). Il suo nome è soprattutto legato alla ricostruzione della cupola di Santa Sofia a Costantinopoli, edificata da Isidoro il Vecchio e crollata nel 557. Isidoro il Giovane sostenne, e Giustiniano approvò, la necessità di una cupola emisferica a costoloni, la più alta che fosse stata costruita fino ad allora, (56 m dal suolo, 32 m di diametro). Nel 562 l'opera era compiuta. Le fonti e la tradizione attribuiscono ad Antemio di Tralle i progetti e a Isidoro il Giovane la riedificazione, tra il 536 e il 546, della basilica costantiniana dei Dodici Apostoli, la più grandiosa chiesa costantinopolitana dopo Santa Sofia, le cui forme strutturali (che si possono solo ricostruire, essendo stata la chiesa completamente demolita dopo la conquista turca) sono di grande importanza per il problema delle origini di alcune eccezionali chiese dell'Occidente, come San Marco a Venezia.
Keplero (1571-1630) Astronomo
Leonardo da Vinci (1452 - 1519) E` lui.
Leone, matematico del IV sec a.C., contemporaneo di Aristotele; scrisse degli Elementi di geometria.
Leone di Tessalonica, detto "Il Filosofo", erudito bizantino del IX sec d.C. Curo` un'edizione (l'unica tramandata) delle opere di Archimede. Favorito dell'imperatore Teofilo, arcivescovo di Tessalonica, fu chiamato a dirigere l'università di Costantinopoli.
Leucippo, filosofo greco (460 - 370 a.C.). Di lui sappiamo pochissimo. Sembra che abbia soggiornato a Elea, dove sarebbe stato discepolo di Zenone, e che si sia poi trasferito ad Abdera dove secondo una tradizione sarebbe anche nato e dove avrebbe avuto come scolaro Democrito. Avrebbe scritto Il grande ordinamento del mondo (di cui è pervenuto solo il titolo) e La mente (di cui ci resta un frammento), se si deve prestar fede all'attribuzione fatta da Teofrasto di queste due opere, che altri invece ritengono di Democrito. Fu l'iniziatore dell'atomismo e del materialismo meccanicistico, concezione del mondo ripresa e rielaborata successivamente, nel mondo classico, da Democrito, da Epicuro e da Lucrezio.
Livio (Tito), storico latino (Padova 59 a.C. - 17 d.C.). Trascorse la maggior parte della vita a Roma, alla corte imperiale, ben accetto ad Augusto. Dalla città natale portò lo spirito provinciale conservatore e amante dell'indipendenza; nell'Urbe si raffinò nell'arte della parola e, attraverso studi di filosofia, acquistò l'attitudine a penetrare a fondo nella storia degli uomini. Non svolse attività politica; grande fu, però, la sua fama già presso i contemporanei. Degli scritti retorici e delle trattazioni filosofico-morali non restano che testimonianze e pochi frammenti; dell'opera storica (Ab urbe condita) è giunto a noi circa un quarto checostituisce il più insigne monumento della storiografia latina. Livio è stato ed è molto ammirato, ma anche molto criticato, soprattutto nell'età moderna, per l'insufficiente critica delle fonti (annalisti dell'età annibalica, dell'età sillana, Catone, Cesare, ecc. e, fra i Greci, Polibio e Posidonio), la mancanza di indagini personali, la scarsa sensibilità per i problemi economici e sociali, il ristretto interesse per le genti straniere e la limitata competenza nel campo militare e politico. Eppure che egli sia uno storico (il vero storico della sua gente) risulta evidente dal fatto che attraverso la sua narrazione si ha la spiegazione esauriente della straordinaria vicenda del popolo romano, divenuto signore del mondo, e delle forze che lo sorressero nell'attuazione di tale impresa. Livio ebbe larga fama nel medioevo, nell'Umanesimo e nel Rinascimento.
Luciano di Samosata, scrittore e filosofo greco (Samosata, Siria, 125 - 192 d.C.). Seguendo l'esempio dei maestri itineranti della seconda sofistica, iniziò la sua straordinaria carriera di retore, conferenziere, poligrafo e libellista. Per vent'anni, dal 165 al 185, dimorò in Atene, ma verso la fine della sua vita riprese a viaggiare, tenendo discorsi un po' dovunque, finché non si fermò in Egitto, dove divenne un alto funzionario e visse fino alla fine dei suoi giorni. Sotto il suo nome ci sono pervenute ottantadue opere e una raccolta di epigrammi, in gran parte apocrifi. Tra questi i dialoghi satirici e morali, come i Dialoghi degli dei; i Dialoghi dei morti; i Dialoghi delle cortigiane; La negromanzia; Caronte cinico; Timone che contiene una vibrata denuncia delle ingiustizie sociali; I fuggitivi; Le feste di Crono; Prometeo; L'assemblea degli dei; un romanzo satirico, Lucio o L'asino, e una raccolta in due libri di racconti fantastici, La storia vera. Luciano disprezza e deride tutto ciò che è falso, sforzato, inautentico: la cattiva letteratura, la storiografia accomodante, la filosofia verbosa e complicata, l'agitarsi dei cosiddetti uomini d'azione. Dei grandi scrittori di satire manca a Luciano quella che i Latini chiamavano la indignatio, lo sdegno morale. Il suo riso è ammiccante e malizioso e deriva dal gioco di un'intelligenza vivace e raffinata.
Lucrèzio Caro (Tito), poeta latino (Pompei [?] 98 - 55 a.C.). Poco si sa della sua vita. La conoscenza di lui si ha attraverso l'unica sua opera, De rerum natura, che costituisce uno dei capolavori della letteratura latina e universale. La dottrina epicurea offre per lui una spiegazione razionale della natura del mondo e degli uomini, eliminando insieme con il timore degli dei anche la paura della morte e ogni sorta di credenze superstiziose. Lucrezio cercò nella scienza e in una filosofia meccanicistica la sola spiegazione accettabile della vita e la sola morale logicamente possibile. La sua mirabile capacità creativa si manifesta non solo nelle digressioni e negli episodi, ma spesso anche nella trattazione di motivi strettamente scientifici o filosofici.
Macròbio (Ambrogio
Teodosio), grammatico ed erudito latino della fine del IV sec. d.C.
Compose opere di filologia
e di esegesi: In somnium Scipionis, dove il finale del De Republica
di
Cicerone costituisce il fondamento dell'esposizione della dottrina neoplatonica
sull'origine e l'immortalità dell'anima, sulle sfere celesti, ecc.;
i Saturnalia (o Saturnaliorum conviviorum libri VII), miscellanea
enciclopedica in cui alcuni dotti riuniti a banchetto, conversano su argomenti
di varia dottrina.
Manilio (Marco o Manlio), poeta didascalico latino del I sec. d.C. Compose, sotto Augusto e Tiberio, un poema in esametri con il titolo Astronomica, diviso in cinque libri e forse mutilo. Il primo libro è di contenuto astronomico e costituisce la base degli altri quattro, di natura essenzialmente astrologica. Parecchie affinità tra gli Astronomica e il De rerum natura.
Marino di Tiro, geografo greco della prima metà del II sec. Movendo dagli studi di Eratostene, di Ipparco e di Posidonio, diede notevole contributo allo sviluppo della geografia matematica dell'antichità e alla cartografia. La sua opera fu ripresa nella Geografia da Tolomeo con il proposito di correggerne gli errori.
Marziano Capèlla (Minneo Felice), scrittore latino del V sec. d.C. Africano di origine e vissuto a Cartagine, si dedicò in età avanzata allo studio delle lettere, scrivendo in forma di favola allegorica e in uno stile misto di prosa e di versi una enciclopedia delle arti liberali in nove libri, nota con il titolo De nuptiis Mercurii et Philologiae. L'opera ha come bizzarra cornice le nozze di Mercurio, identificato con il Logos dei neoplatonici, con la Filologia, alla quale Giove concede l'immortalità e Apollo sette ancelle, personificanti le sette arti liberali. Queste svolgono, quindi, la parte dottrinale, descrivendo minutamente se stesse e i princìpi che le regolano, con prevalente uso dell'allegoria e di metafore stravaganti. Grande fu l'influsso di Marziano Capella sulla didattica e sulla cultura del medioevo.
Menandro, il maggior poeta greco della commedia nuova (342-291a.C).
Menècmo, matematico greco (Proconneso, od. Marmara, 375 - 325 a.C. ). Allievo di Eudosso di Cnido e di Platone, scoprì per primo le coniche, o per lo meno fu il primo a studiarle in modo sistematico. Nel tentativo di risolvere il problema di Delo sulla duplicazione del cubo propose due costruzioni, una ottenuta dall'intersezione di una parabola con una iperbole equilatera, l'altra dall'intersezione di due parabole. Fino ad Apollonio le coniche erano chiamate triadi di Menecmo.
Menelao d'Alessandria, matematico greco (fine del I sec. d.C.). Gli si deve un trattato, Sferica, giunto a noi soltanto attraverso versioni dall'arabo e dall'ebraico, nel quale sono contenuti i fondamenti della trigonometria sferica, e un teorema relativo alle rette secanti i lati di un triangolo, noto come teorema di Menelao. In quest'opera viene introdotto per la prima volta il concetto di triangolo sferico.
Metone, astronomo
ateniese (V sec. a.C.). Ideò il ciclo che porta il suo nome, adottato
in Grecia nel 432 a.C. Avendo constatato che 19 anni solari corrispondono
quasi esattamente a 235 lunazioni, suddivise tale periodo in 12 anni di
dodici lunazioni e 7 di 13 lunazioni e ottenne così una ripetizione
delle fasi lunari alle stesse date del calendario. Tale sistema divenne
noto come ciclo di Metone ed è ancora usato per il computo ecclesiastico
della Pasqua; questa, pertanto, ritorna periodicamente alle stesse date
del calendario, se non in 19 anni almeno in 76 (a causa degli anni bisestili).