Talète, filosofo greco, nato a Mileto. La vita di Talete dovette svolgersi dal 624 a.C. al 546 circa, se è vero che il filosofo morì a 78 anni. Primo consapevole ricercatore del principio di tutte le cose. Secondo Aristotele, Talete sosteneva che l'acqua, o "l'umido", è la sostanza primordiale, richiamandosi al mito di Oceano e Teti, ad antiche credenze egizie. La scoperta della forza magnetica presente in alcuni minerali di ferro della Lidia avrebbe confermato Talete nell'intuizione che la natura è animata e vivente ("tutto è pieno di dei"). La tradizione attribuisce a Talete, che avrebbe trasportato in Grecia il patrimonio di conoscenze accumulato dai Mesopotamici e dagli Egiziani, vaste conoscenze anche nel campo dell'astronomia e della geometria. In particolare egli avrebbe risolto il problema dell'iscrizione del triangolo in una circonferenza, scoperto il metodo per determinare l'altezza di una piramide partendo dalla misura della sua ombra e quello per calcolare la distanza di una nave dalla costa, individuato alcune fondamentali relazioni fra gli angoli.
Teetèto, matematico e filosofo greco (Atene 415 - 365 a.C.). Insegnò prima a Eraclea, poi ad Atene seguì l'insegnamento di Platone che intitolò a suo nome uno dei suoi più importanti dialoghi. Di lui sappiamo che scoprì l'ottaedro e l'icosaedro regolare; gli si attribuisce inoltre la classificazione dei numeri irrazionali ottenuti dall'estrazione della radice quadrata di numeri interi. Per l'importanza di questa scoperta nello sviluppo della matematica greca e in particolare della scuola pitagorica, egli è considerato uno dei più grandi matematici dell'antichità.
Temisóne, medico di Laodicea in Siria, vissuto a Roma al tempo di Augusto. Discepolo di Asclepiade, è ricordato come fondatore del metodismo - metodismo s.m. Med. Sistema elaborato da Temisone, tendente a inquadrare i fenomeni patologici in uno schema rigido e semplicistico. (Secondo Temisone, tutte le malattie sono causate da due tipi fondamentali di alterazioni: lo status strictus [stato di tensione], in cui l'ipertonicità dei tessuti determina un'eccessiva chiusura dei pori, e lo status laxus [stato di rilassamento], in cui i tessuti sono flaccidi e i pori troppo dilatati. Il metodismo, pur peccando di rigidità e semplicismo, non è privo di interesse storico in quanto rappresenta un tentativo di inquadrare sistematicamente le malattie.)
Teòcrito, poeta greco (310 - 250 a.C.). Nacque quasi certamente a Siracusa, soggiornò a lungo nell'isola di Coo (Cos), frequentando la celebre scuola di Filita, e fu per molto tempo ad Alessandria, alla corte di Tolomeo Filadelfo. La sua opera ebbe fama e larga diffusione pressoché subito. E` giunta a noi, con il titolo di Idilli, una raccolta di codici medievali e compilata sulla scorta di Artemidoro, grammatico dell'epoca di Silla. Di argomento vario e scritti in esametri di raffinata musicalità, motivi ispiratori ne sono l'amore (Tirsi, I mietitori, Il ciclope, L'amore di Cinisca), il sentimento della natura (Le talisie) e un gustoso realismo nel cogliere gli aspetti della vita quotidiana (Le siracusane); la novità e l'originalità dell'arte, nel contenuto come nella forma e nella lingua, appaiono soprattutto negli idilli di natura agreste e pastorale. Da essi derivò il genere bucolico, coltivato dai poeti posteriori, tra cui Virgilio.
Teodoro di Cirene, matematico greco vissuto nel V sec. a.C. Fu probabilmente maestro di Platone, come suggerisce un passo di Cicerone. Platone lo descrive nel Teeteto nell'atto di dimostrare ai suoi discepoli l'irrazionalità dei numeri 3, 5, 6,..., ecc. Per questo motivo gli è attribuita la priorità di tali dimostrazioni che rientrano nella problematica della scuola pitagorica a cui Teodoro certamente apparteneva..
Teodoro di Cirene, detto l'Ateo, filosofo greco vissuto fra il IV e il III sec. a.C. Discepolo di Aristippo il Giovane, fu con Egesia e con Anniceri uno dei rappresentanti più significativi della scuola cirenaica. Sarebbe stato bandito da Atene per il suo atteggiamento irriverente verso la religione. La tradizione gli attribuisce un'opera, Sugli dei, di ispirazione ateistica, della quale non ci è pervenuto nulla. Diogene Laerzio riferisce anche la sua dottrina etica, fondata sul concetto che l'uomo non deve tendere al piacere momentaneo, ma all'equilibrio e al giusto mezzo. È probabile che da essa abbia attinto Epicuro.
Teodosio di Bitinia, astronomo e matematico greco (II sec. a.C.). Ha lasciato tre opere notevoli: Sphaericae, trattato di geometria nel quale sono esposte le proprietà più semplici delle circonferenze tracciate su una sfera, De diebus et noctibus e De habitationibus, in cui sono studiate le variazioni nella visibilità del cielo in funzione del cambiamento di latitudine.
Teofrasto, filosofo e scienziato greco (Lesbo, 371 – 288 a.C.). Sarebbe stato Aristotele a chiamarlo "Teofrasto" ("Il divino parlatore"). Dopo aver forse seguito per qualche tempo le lezioni di Platone, entrò nel Liceo e assunse la direzione della scuola nel 322, quando Aristotele dovette rifugiarsi a Calcide per sfuggire alle persecuzioni del partito antimacedone. Della sua vasta produzione (240 titoli secondo Diogene Laerzio) moltissimo è andato perduto. Sono rimasti per intero la Storia delle piante, le Cause delle piante e i celebri Caratteri Tra i frammenti più importanti sono quello della Metafisica e quello intitolato Sulle sensazioni. G. Pasquali ha definito i trenta capitoletti dei Caratteri "lo specchio più fedele e più terso di vita attica che ci sia rimasto".
Teóne d'Alessandria, astronomo e matematico greco del IV sec. Gli si devono un commento dell'Almagesto di Claudio Tolomeo, un rifacimento degli Elementi e dell'Ottica di Euclide e un'opera, la Catottrica, ispirata ad alcuni lavori di Archimede e di Erone. Fu padre di Ipatia, la prima donna che si occupò di matematica.
Teone di Smirne, matematico e filosofo greco del II sec. d.C. Nella sua opera di ispirazione neopitagorica Ciò che della matematica è utile per l'intendimento di Platone, pervenutaci quasi integra, presenta la matematica come propedeutica alla comprensione delle verità filosofiche e teologiche.
Tolomeo Filadelfo, figlio di Cleopatra VII e di Marco Antonio (36 a.C.-?). Proclamato re di Siria e di Cilicia dai genitori nel 34, dopo la loro sconfitta e morte fu allevato con i fratelli da Ottavia.
Tolomeo (Claudio), astronomo, matematico e geografo greco (probabilmente Tolemaide Herméiu 90 - Canopo 168 ). Sembra abbia trascorso praticamente tutta la vita ad Alessandria d'Egitto dove svolse la sua vasta attività che abbraccia l'astronomia, parte della matematica, la cronologia, l'ottica, la gnomonica, la geografia, la musica. La sua opera principale è la Composizione matematica, chiamata anche Grande Sintassi ma più nota sotto il nome di Almagesto, che contiene l'esposizione del sistema geocentrico (che da lui prese nome), un trattato completo di trigonometria piana e sferica, la spiegazione e il calcolo di tutti i fenomeni del moto diurno. Altrettanto importante è la Geografia corredata da numerose carte Tra le altre opere figurano il trattato di astrologia Tetrabiblon la cui attribuzione a Tolomeo non è del tutto sicura, la Tavola cronologica o Canone dei regni, l'Ottica in cinque libri di cui è perduto il primo, le Armoniche che contengono la teoria completa dei suoni usati nella musica greca. Tolomeo costruì diversi strumenti astronomici, come l'astrolabio che porta il suo nome, e globi celesti. Geografia di Tolomeo (II sec. d.C.), trattato in otto libri, concepito come "guida allo studio della geografia" (perì tés geographikês hyphegeseos). Comprende, tra l'altro, la distinzione fra geografia e corografia, la determinazione, su dati astronomici, delle zone climatiche, della varia durata dei giorni e delle notti ecc.; i modi per tracciare una carta geografica; la costruzione e la descrizione di ventisei carte comprendenti la Terra allora conosciuta. L'opera, se non dà apporti nuovi alla conoscenza delle regioni limitrofe al mondo greco-romano, rappresenta però il massimo sforzo e il risultato più completo raggiunto dall'antichità classica in materia di geografia matematica. Essa ha ispirato la redazione dei principali atlanti della fine del XVsec. ed è stata, assieme ai portolani, la prima base su cui hanno lavorato i cartografi del Rinascimento.
Tolomèo I Sotere (366-283 a.C.), re d'Egitto (305-283 a.C.), fondatore della dinastia dei Lagidi. Figlio del nobile macedone Lago e di una Arsinoe, nel 337 fu esiliato da Filippo II con altri amici del figlio Alessandro, il quale, salito al trono l'anno successivo lo nominò "guardia del corpo". Distintosi quindi durante la spedizione in Asia, alla morte del re (323) fu nominato satrapo dell'Egitto, che egli, sbarazzatosi di Cleomene di Naucrati, trasformò ben presto in dominio personale, estendendo il proprio potere alla Libia e a Cirene. Partecipe della coalizione dei diadochi contro Perdicca, quindi di quella costituitasi subito dopo contro Poliperconte e delle successive contro Antigono Monoftalmo e suo figlio Demetrio Poliorcete, che egli stesso sconfisse a Gaza (312) e dal quale fu a sua volta battuto nelle acque di Salamina di Cipro (306), e assunto il titolo regale nell'inverno 305-304, contemporaneamente si adoperò a estendere la propria influenza, se non il proprio dominio, alla Celesiria e alla Fenicia, il cui possesso gli venne confermato dopo la battaglia di Ipso (301), a Cipro, perduta nel 306 e riconquistata nel 294, e all'Asia Minore e all'Egeo, dove sostituì gli Antigonidi nel protettorato della lega dei Nesioti. Incline ad assicurare all'esterno il proprio potere tramite strette alleanze matrimoniali, di volta in volta con Lisimaco, con Agatocle di Siracusa, con Demetrio Poliorcete, con Pirro (che riportò sul trono d'Epiro nel 294), egli stesso dopo aver ripudiato Artacama, figlia di Artabazo, sposata nel 324 per volere di Alessandro, sposò prima la figlia di Antipatro, Euridice, quindi nel 317, Berenice I, il cui figlio Tolomeo associò al trono nel 285. All'interno pose i fondamenti dell'organizzazione militare e amministrativa del regno, fondò Tolemaide, come centro dell'ellenismo nell'Alto Egitto; istituì il culto di Serapide e di Alessandro, le cui spoglie aveva fatto seppellire a Menfi; protesse e incoraggiò le arti e le scienze soprattutto con la fondazione della Biblioteca e del Museo di Alessandria. Egli stesso compose una storia della spedizione di Alessandro, attingendo probabilmente, oltre che a ricordi personali, ai documenti della cancelleria reale. Tale opera, fra le principali fonti dell'Anabasi di Alessandro di Arriano, è considerata di grande importanza nell'ambito della storiografia su Alessandro.
Tucidide, storico
ateniese (460 - 395 a.C.). Fu giovane durante il governo di Pericle e fu
educato nelle scuole dei sofisti. Partecipò alla guerra del Peloponneso
nel 424 a.C. quale stratego al comando di una flotta di sette navi. Il
fallimento della missione gli costò l'esilio. La pena lo mise in
condizione di poter accostare gli alleati di Sparta e le poleis neutrali
e di osservare più obiettivamente il conflitto in corso tra Ateniesi
e Spartani, e di procurarsi la documentazione per la cronaca che intendeva
scrivere. La sua opera, interrotta da morte improvvisa e a noi pervenuta
con il titolo generico di Historíai (Storia), narra
la guerra del Peloponneso dall'inizio fino alla battaglia di Cinossema
(estate del 411 a.C.).
In polemica con Erodoto,
Tucidide ha introdotto nella storiografia greca profonde e originali innovazioni.
Scelti come argomento della trattazione gli avvenimenti contemporanei,
ne ricerca la documentazione e ne verifica dell'attendibilità. A
questo rigore scientifico si aggiunge l'indagine spassionata delle cause
dei fatti, nell’ambito umano e distinte in occasionali ed effettive. Va
detto che Tucidide, più che presso gli antichi, che pur lo imitarono,
ha trovato la sua esatta valutazione presso i moderni, che lo considerano
il fondatore di una concezione puramente razionalistica della storiografia.
Valerio Massimo, scrittore romano (I sec a.C.-I sec d.C.). Fu in Asia al seguito di Pompeo. Factorum et dictorum memorabilium libri IX. La materia, concernente la religione, le istituzioni, le virtù, i vizi, le passioni umane, ecc., è suddivisa in un vario numero di rubriche secondo l'argomento, ha tramandato notizie e aneddoti utili per l'esatta conoscenza di particolari storici e della mentalità antica.
Varrone (Marco Terenzio), erudito e poligrafo latino (Rieti 116-27 a.C.). Si formò una solida cultura latina e greca studiando a Roma e ad Atene con Antioco di Ascalona. Amico intimo di Cicerone, ne condivise le idee e gli atteggiamenti politici parteggiando prima per Pompeo, poi riconciliandosi con Cesare dopo la battaglia di Farsalo. Da Cesare ricevette l'incarico di organizzare la prima biblioteca pubblica di opere latine e greche di Roma. Da allora, trascurando la carriera politica, in cui era giunto fino alla pretura, si dedicò interamente alla prediletta attività di erudito che, interrotta dalle tristi vicende conseguenti alle proscrizioni di Antonio, venne ripresa con maggior fervore grazie all'amnistia di Ottaviano e continuata infaticabilmente fino alla morte. Erudito intelligente e versatile, filologo curioso e acuto, in 74 opere, distribuite in 620 libri, Varrone mirò a offrire una visione completa della civiltà romana del suo tempo, in fase di sviluppo a contatto e sotto l'influsso di quella greca. Della sua smisurata produzione, che costituì la miniera cui attinsero gli eruditi posteriori e i padri della Chiesa e soprattutto sant'Agostino, sono pervenuti a noi un trattato sull'agricoltura, in tre libri (Rerum rusticarum), e una piccola parte del De lingua latina. Le più importanti opere sono perdute, alcune letterarie, altre filologiche, biografiche, filosofico-morali, enciclopediche, e altre di storia del teatro, in particolare sulle commedie di Plauto (De comoediis Plautinis, ecc.). L'inestimabile apporto di Varrone alla cultura latina fu rilevato già dallo stesso Cicerone che gli attribuì il merito di aver fatto conoscere ai Romani la loro patria sotto tutti i suoi aspetti.
Vitruvio Pollióne, scrittore romano, vissuto nel I sec. a.C. Sotto il regno di Augusto scrisse i dieci libri del suo trattato De Architectura, in cui tratta di costruzioni, materiali, ecc. e inoltre di idraulica, geometria, astronomia e macchine da guerra; l'opera appare redatta in diverse epoche, da appunti e manuali precedenti. Difficile è la valutazione dell'importanza del trattato nel suo tempo, sia per l'incertezza circa le fonti, sia per la mancanza di testi analoghi (del coevo trattato di Varrone non ci sono pervenuti che pochi frammenti). Certo è che esso fu più volte utilizzato come fonte in età imperiale. Menzionato sporadicamente nel medioevo, rinvenuto in copia manoscritta privo di illustrazioni nel 1414 da Poggio Bracciolini ed ebbe successivamente numerose edizioni illustrate. Il De Architectura esercitò grandissima influenza sulla cultura architettonica italiana del Rinascimento (e attraverso questa su quella europea), anche come manuale tecnico pratico.
Zenodoro, matematico grecodel II sec. a.C . Dimostrò che, fra i poligoni regolari isoperimetrici, quelli con numero di lati maggiore racchiudono un'area maggiore. Intuì pure che, tra le figure solide di uguale superficie, la sfera è quella di volume massimo.
Zenone di Elea, filosofo greco, nato intorno al 490 a.C. Le testimonianze più antiche lo dicono discepolo diretto di Parmenide. Resta comunque vero che gli argomenti di Zenone, tutti volti a dimostrare l'impossibilità del movimento e della molteplicità, sembrano costruiti a sostegno della dottrina parmenidea dell'Essere uno e immutabile. Celebri sono i quattro argomenti contro il moto: quello di Achille e la tartaruga, quello della dicotomia, quello della freccia e quello dello stadio. Chiamato da Aristotele "padre della dialettica", qui intesa evidentemente come tecnica della confutazione, Zenone, secondo gli interpreti moderni, con la sua polemica avrebbe principalmente teso a mettere in crisi la pretesa dei pitagorici di ridurre la realtà a numero. Lo studio del meccanismo formale degli argomenti o paradossi di Zenone è stato molto fecondo per gli studiosi di logica fino ai nostri giorni. Dal Suda ci sono tramandati quattro titoli di opere: Della natura, Spiegazione degli scritti di Empedocle, Dispute, Contro i filosofi.
Zenone di Sidone, filosofo greco (sec II- I a.C.). Epicureo, insegnò in Atene fino al 78 a.C. ed ebbe fra i discepoli Cicerone e Filodemo. Uno scritto di quest'ultimo, conservato nei papiri di Ercolano, è la fonte principale per la conoscenza del suo pensiero: Zenone vi appare come un acuto indagatore della problematica gnoseologica e come un brillante polemista.
Zoroastro o Zaratustra, riformatore religioso dell'Iran antico. La sua vita è in gran parte avvolta nella leggenda. Non si sa con certezza dove e quando sia nato anche se la tradizione pone la sua nascita dopo il 600 a.C. Gli studi più accreditati collocano però la sua attività religiosa fra il 1000 e il 600 a.C. Sue opere Gatha e l'Avesta. Riuscì a diffondere il suo insegnamento in tutto il territorio dell'Iran.
Zosimo di Panopoli,
storico greco- bizantino (V -VI sec). Convinto pagano, scrisse in
sei libri una Storia contemporanea, giuntaci completa; dopo un breve sunto
dei primi tre secoli, sono esposti più diffusamente gli avvenimenti
dall'abdicazione di Diocleziano agli immediati successori di Teodosio (
395-410 ). Enuncia il principio che la decadenza di Roma sia stata causata
soprattutto dal cristianesimo.