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La Trireme
[ figure della trireme ]   [greece]

Ricostruzione e prova della Trireme
(John Coates)

1 - Storia

È risaputo che le triremi della flotta ateniese sconfissero la potente flotta persiana di Serse a Salamina nel 480 a.C.
La vittoria determinò il corso della storia greca successiva, con il predominio navale di Atene dal 480 al 404 a.C.; ci si può chiedere se la civiltà occidentale sarebbe stata la stessa qualora la Persia si fosse impadronita della Grecia, come aveva fatto con l'Asia Minore, la Tracia, Macedonia, Fenicia, Egitto.

Fu il genio militare di Temistocle, che aveva previsto un ritorno dell'esercito persiano per vendicare la sconfitta di Maratona nel 490 a.C., a convincere gli ateniesi di usare il ricavato di un nuovo filone d'argento trovato nelle miniere del monte Laurio, per potenziare la flotta.
Tra il 489 e il 480 a.C. le triremi della flotta furono portate da 40 a 200, impresa incredibile per una città di appena 250.000 abitanti. Il porto del Pireo fu ampliato, e uno dei tre bacini riservato alle triremi.

Durante l'impero ateniese, mentre i membri della lega di Delo (tranne Chio e Lesbo) non potevano permettersi la spesa di costruire simili navi, Atene ricostruì nel 454 a.C. l'intera flotta di 200 trireme, persa nella disastrosa spedizione d'Egitto.

2 - Dati conosciuti

A parte qualche vaga immagine (vasi, bassorilievi) e le citazioni letterarie, non si hanno dati specifici sulle navi greche e sulla trireme in particolare.

Si sa che era un'imbarcazione da guerra, probabilmente di origine ionica o corinzia, in uso dal VI sec. a.C.; aveva un equipaggio di 200 persone, di cui 170 rematori disposti su tre livelli.

Le tecniche di combattimento erano lo speronamento (diekplous), che richiedeva una velocità di punta di 10 nodi, e il passaggio radente (periplous), per spezzare i remi della nave avversaria. Poiché la nave stessa costituiva l'arma offensiva, la sua velocità e manovrabilità dovevano essere ottimali.

La quantità di remi che dovevano entrare in acqua in sincronismo e a distanza ravvicinata, richiedeva rematori di professione, addestrati in permanenza e stipendiati (1 dracma al giorno); nel periodo del predominio navale di Atene, la flotta restava in mare 8 mesi, e contava 200 triremi, di cui 90 sempre operazionali.

I 170 rematori erano disposti su tre piani di 31, 27, 27 rematori per lato (Thalamiti, Zygiti, Thraniti).
La disposizione dei rematori, la lunghezza, peso ed equilibrio dei remi (stimata a 4 - 4.2 m), la tecnica di voga con cuscino di pelle che scivolava sul sedile ingrassato, tutto era ottimizzato in modo che ancor oggi non e` perfettamente riprodotto.
Oltre ai rematori erano a bordo:
14 opliti (fanti)
4 arcieri
25 tra marinai e ufficiali
il "navarca" un uomo politico o l'armatore della trireme
il 'kibernetes' timoniere.

Tucidide ha documentato il record storico di velocità; nel 427 a.C. una trireme coprì la distanza tra Atene e Mitilene (sull'isola di Lesbo), a una media di 7.6 nodi (340 km in circa 24 ore), possibilmente con l'ausilio della vela.

3 - Dati supposti

La tecnica di costruzione, diversa dalle tecniche attuali con ossatura e fasciame applicato, è stata dedotta solo recentemente da qualche relitto di navi dell'epoca (ad es. a Marsiglia).

Si è supposto che la trireme non comportasse zavorra ne` parti metalliche all'infuori del rostro in bronzo, usato per lo speronamento. Restava la questione della stabilità di uno scafo non zavorrato, che doveva essere lungo e stretto, e abbastanza alto da albergare tre piani di rematori sotto un ponte di protezione.

La struttura in legno e l'assenza di zavorra impedivano alla trireme di affondare completamente; i rottami galleggiavano sull'acqua o erano recuperati per la ricostruzione. Si spiega quindi l'assenza di relitti.

L'uso della vela, col rischio di inclinare lateralmente lo scafo, era incompatibile con l'uso di tutti i remi; si ritiene che l'alberatura e la grande vela quadrata fossero deposte a terra in caso di combattimento.

Antenate della trireme erano la Triakontora (30 rematori) e la Pentecontora (50 rematori). Tenuto conto di una distanza minima di due cubiti (~ 90 cm) tra i rematori di uno stesso lato, la Pentecontora aveva già una lunghezza elevata per una nave manovrabile a remi.

Per aumentare velocità e potenza, e quindi il numero di rematori, senza aumentare eccessivamente larghezza e peso del naviglio, greci e fenici adottarono nell'VIII secolo la "bireme", con due ranghi di rematori sovrapposti.

Per aggiungere un terzo rango, senza che l'altezza del baricentro sull'acqua rendesse lo scafo instabile, la posizione dei rematori doveva essere particolarmente studiata; in particolare, il rango inferiore doveva essere quasi a pelo d'acqua.

4 - La ricostruzione

Dopo aver studiato per cinquant'anni le scarne informazioni disponibili, John Morrison, coadiuvato dall'architetto navale John Coates, stese i piani per una possibile ricostruzione della trireme, ottimizzata per la velocità e manovrabilità.

La costruzione, finanziata dal governo greco (800.000 $), richiese due anni, non senza problemi; battezzata Olympias, la nave fu infine varata nel 1987. Dopo 2000 anni una trireme navigava nuovammente in Egeo.

Nel frattempo, i rematori del Club della Trireme si allenavano l'inverno sui fiumi inglesi per remare l'estate su Olympias e verificarne le prestazioni.

Olympias e` lunga 36.8 m, larga 5.4 m, alta 3.6 m dalla chiglia al ponte, e pesa 40 tonnellate.
E` quindi slanciata e leggera per le sue dimensioni, condizione essenziale per poter essere veloce e manovrabile con una propulsione a remi. Come si è detto, non potrebbe essere costruita con i metodi moderni.

La fatica e il costo investiti nella ricostruzione di Olympias e il costo rendono difficile immaginare oggi la costruzione simultanea di decine o addirittura centinaia di triremi.

Olympias avrebbe dovuto aprire i giochi olimpici del 2000 entrando nella baia di Sydney. Ma, con grande scorno, non ci fu accordo tra il governo greco e quello australiano per finanziare il trasporto in Australia.

5 - Le prestazioni

Con 170 rematori appositamente allenati Olympias ha raggiunto 7 nodi, e vira in un raggio molto ridotto: 47 m., circa una volta e mezza la sua lunghezza.

La ricostruzione ha permesso di verificare molte idee che erano allo stato di ipotesi; i risultati sono tuttavia inferiori a quelli sperati: la velocità raggiunta su un piccola distanza, 7 nodi, è inferiore alla media storica di 7.6 nodi mantenuta per molte ore.
Anche la velocità di punta, 8.9 nodi, è inferiore di un nodo a quella (calcolata) per lo speronamento.

Infine, non si e` ancora capito come la nave poteva fare marcia indietro dopo aver speronato un naviglio avversario.

6 - Navi successive

Più tardi, sovrani ellenistici e i romani usarono imbarcazioni più massicce, dotate di larghi ponti per il trasporto di soldati e ordigni da combattimento mutuati dalle truppe di terra. Il metodo di combattimento non fu più lo speronamento, ma l'arrembaggio o eventualmente l'incendio delle navi avversarie.

La nave preferita dai romani fu la quinquireme, con due rematori aggiunti a ogni tre della trireme; essa offriva un buon compromesso tra velocità e stabilità.

Anche le galee veneziane e genovesi del XVI e XVII sec. usarono più uomini allo stesso remo (sistema "a scalocio") oppure più uomini sfalsati longitudinalmente sullo stesso banco (sistema veneziano "a zenzile o a terzaruola"). Il dispendio di energia non era ottimizzato, in quanto gli uomini più interni dovevano alzarsi in piedi e risedersi a ogni battuta.
In compenso bastava un uomo esperto per remo, e quindi gli equipaggi potevano impiegare persone meno qualificati, come galeotti e schiavi.

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Marzo 2008 - Una versione successiva di questo documento, in francese, è disponibile in La trière, come parte di  una conferenza in cui è stato trattato l'argomento.

Per altre figure, vedere http://en.wikipedia.org/wiki/Trireme e la pagina della Marina Greca dedicata a Olympias

 

 

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