LA LETTERA
Caro Direttore, accade talvolta che un uomo politico o
che abbia fatto parte di apparati dello Stato quando
dice qualcosa che non sia stata resa nota con una nota
stampa ufficiale sia considerato un millantatore o un
«intossicatore». Ho sempre saputo non da carte o
informazioni ufficiali - che mi sono state sempre tenute
segrete -, dell' esistenza di un «patto di non
belligeranza» segreto tra lo Stato italiano e le
organizzazioni della resistenza palestinese, comprese
quelle terroristiche quali la Fplp, che si è fatta viva
nuovamente in questi giorni.
Questo patto fu ideato e
concluso da Aldo Moro, che padroneggiava in modo
eccezionale la materia e che aveva una straordinaria
capacità di guida dei servizi di intelligence nonché
delle forze speciali poste a loro ausilio e di cui
disponeva direttamente saltando la scala normale
gerarchica, a motivo della totale fiducia che gli uomini
di questi apparati avevano per lui.
Le clausole di
questo patto prevedevano che le organizzazioni
palestinesi potessero avere basi anche di armamento nel
Paese, che avessero libertà di entrata e uscita e di
circolazione senza essere assoggettati ai normali
controlli di polizia perché «gestiti» dai servizi
segreti, in pratica l' unico servizio segreto, ieri come
oggi, funzionante e legibus solutus.
Nessuno mai disse
di tutto ciò né quando fui sottosegretario alla Difesa
con una delega politica, voluta da Moro, per la
struttura Gladio, né da ministro dell' Interno, da
presidente del consiglio e da inutile inquilino del
Palazzo del Quirinale.
Me ne accorsi però quando Moro
mandò me, allora ministro, fortemente riluttante per
scrupoli di correttezza e legalità di cui lui sorrise,
ad incontrare la moglie e il figlio del generale Miceli,
capo del servizio segreto militare, arrestato e in
carcere con il mandato di che cosa egli dovesse dire o
non dire o occultare sotto l' eccezione del segreto all'
autorità giudiziaria.
Me ne accorsi quando da ministro
dell' Interno il Sds del Ministero scoprì che gli uomini
dell' Olp erano dotati a difesa delle loro residenze di
armi pesanti; poiché erano coperti da immunità
diplomatica in quanto inquadrati nella rappresentanza
diplomatica della Lega araba: mi fu detto di non
preoccuparmi ed io riuscii a convincerli a dismettere l'
artiglieria pesante e accontentarsi di quella leggera!
Me ne accorsi durante il sequestro di Moro quando la
polizia e i carabinieri mi riferirono che avevano
sentore che si sviluppassero azioni parallele e vere e
proprie trattative via terrorismo internazionale di
sinistra sostenuto dall' Est-servizi segreti della
Jugoslavia e della Ddr-resistenza palestinese, con l'
ausilio di strutture militari italiane, azioni aventi
come scopo la liberazione di Moro attraverso scambi di
prigionieri a livello internazionale.
Infruttuosi i
tentativi di un sottosegretario nominato ad hoc, di un
ministro dell' Interno, di un presidente del consiglio e
poi di un, se pur inutile, capo dello Stato, di sapere
qualcosa.
Certo mi meravigliai quando il capo di una
organizzazione terroristica palestinese con un
telegramma inviatomi tramite la nostra residenza del
Sismi a Beirut mi intimò di restituirgli un missile
terra-aria intercettato da una normale pattuglia della
Stradale e pilotato per la strada da un noto esponente
della sinistra extra-parlamentare!
In questo quadro è
non solo verosimile ma probabile assai che la strage di
Bologna sia stata causata dallo scoppio involontario di
una-due valigie di esplosivo trasportate in base all'
«accordo» da esponenti palestinesi e destinata a
obiettivi esteri e non, come da accordi, italiani.
E
sorrido quando vedo gli uomini politici misurarsi tra di
loro sui punti e le virgole delle leggi di riforma dei
servizi di informazione, quando la riforma se la faranno
«loro» quando vorranno e come riusciranno a farla anche
in relazione ai rapporti di forza, non certo determinati
del potere politico!
E non pretendano i politici di
conoscere i veri segreti di Stato: purtroppo non c' è
più neanche la vigilanza del Partito Comunista che
qualche volta ce ne metteva a parte!
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