La «green economy» in salsa di pomodoro

[ Politiquement... ]

 

A CONTI FATTI

La «green economy» in salsa di pomodoro

L' investimento nel solare è molto più oneroso di quello nel nucleare

Energia solare, energia nucleare ed energia in genere. Parliamo di costi. Ci aiuta una storia (vera) raccontata da Chicco Testa, già presidente dell' Enel, nel suo blog. In Italia centrale, un signore ottiene l' autorizzazione di installare pannelli fotovoltaici per 20 MW. I 60 ettari, dove dispiegare l' impianto, li acquista per 2 milioni, pagabili se i permessi arrivano. Con documenti, bolli, viaggi, avvocati, ingegneri, interessi passivi, non arriva a 3 milioni di costi. Questo signore è uno sviluppatore. Non gestirà l' impianto fotovoltaico, ma lo venderà. Anzi, l' ha già venduto a un fondo d' investimento di Londra che lo paga 9 milioni. Ottimo affare. Ma il fondo, che investe altri 64 milioni per far costruire l' impianto, sa di poter vendere l' intera produzione all' acquirente pubblico a tariffa speciale (oltre 400 euro a Mwh tra incentivo e prezzo). Può quindi finanziarsi per l' 80% con le banche, ben liete di avere un cliente certamente solvibile, e così realizzerà un ritorno sul capitale del 18-20% l' anno per 20 anni. L' incentivo è finanziato in bolletta, dunque non c' è pericolo che una crisi della finanza pubblica lo possa bloccare. A costruire l' impianto è chiamata un' azienda americana. Prende 3,2 milioni a MW guadagnando il 20%. Il 60% dei costi sostenuti dal costruttore vanno in pannelli e inverter cinesi, tedeschi o americani. In Italia restano i lavori di carpenteria, montaggio e opere civili: circa 20 milioni. Quando si dice dei green jobs. Il fondo si può pure avvalere di regimi fiscali compiacenti che, per brevità, tralasciamo. Sviluppando stime dell' Autorità per l' energia, se l' intero consumo di energia elettrica italiano fosse alimentato con questo tipo di produzione, il suo costo balzerebbe da 30 a 150 miliardi, senza contare i maggiori oneri di rete, perché un conto è allacciare poche centrali e un altro conto sarebbe collegare un' infinità di campi fotovoltaici. Se, invece, stiamo a quanto è davvero previsto per allineare l' Italia al Protocollo di Kioto arrivando dall' attuale 6-7% di energia da fonti rinnovabili al 20%, tra il 2011 e il 2020 saranno posti a carico dei consumatori circa 50 miliardi di incentivi. Destinati in seguito a raddoppiare ove si pensi che l' ultimo incentivo sarà versato nel 2035. Il gioco vale la candela? Ci rendiamo conto che stiamo strapagando una pletora di impianti inefficienti ed «eterni», inibendoci la possibilità di avere impianti migliori in futuro? L' atomo è il male. Come no? Ma un reattore nucleare Epr da 1600 MW costa, largheggiando, 5 miliardi, dura 60 anni e occupa cento ettari. Per eguagliarne la produzione servono 10 mila MW solari che ai prezzi odierni costerebbero 35 miliardi, ma durerebbero solo 20-25 anni, e dunque il costo equivalente vero sarebbe di 80-85 miliardi. I pannelli fotovoltaici, infine, mangerebbero 20 mila ettari di territorio. Meglio il nucleare, dunque? Meglio. E meglio ancora sarebbe disobbligare il gas dal dominio dell' Eni, ricombinando gli onerosi contratti take or pay e gli ormai convenientissimi contratti spot. Ma tra timore del vecchio monopolio e compiacenza verso i furbetti dell' ecologia, la green economy in salsa di pomodoro sta rinnovando gli orrori del Cip 6, che arricchì petrolieri e industriali vari con gli aiuti di Stato alla produzione elettrica.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Mucchetti Massimo   (27 giugno 2010) - Corriere della Sera Pagina 29


Traduction à venir....





 

© F. S.   || 4.05. 2010